Anche se allo stato attuale non si hanno prove di un suo passaggio a Brescia e le notizie biografiche su di lei sono scarse, la sua vita si intreccia con personaggi citati, con vicende cruciali negli anni della Signoria bresciana e non si può nemmeno escludere che abbia passato momenti della sua vita in città ... ...
Nasce a Genazzano (Roma) nel 1368 come Oddone, o Ottone, Colonna. Sale al soglio pontificio nell'ambito del Concilio di Costanza l'11 novembre 1417, ponendo fine allo scisma d'Occidente. A Brescia incontra, oltre a Pandolfo III, l'arcidiacono Pandolfo, Malatesta I di Pesaro e Carlo Malatesta, Signore di Rimini, con la moglie Elisabetta Gonzaga ... ...
Il cronista Fantaguzzi (nato nel 1453) ricorda Pandolfo III come "illustre principe che aveva edificato molti belli edifici in Brescia ed in Bergamo" [Tabanelli Mario, Pandolfo III Malatesta, Zanetti Editore, Brescia, 1978, pag. 93]. Anche secondo quanto riporta Agostino Zanelli, Pandolfo "intese a consolidare la signoria […] costruendo edifici e palazzi sontuosi" ... ...
La fabbricazione delle armi ha con la Signoria di Pandolfo un impulso al miglioramento anche estetico. Vengono infatti realizzate armature, brandi, daghe e spade, decorati con trafori e intagli, con finiture in argento e oro. Giavellotti in lega d'argento vengono confezionati per Carlo Malatesta ... ...
Pandolfo III Malatesta disciplina la caccia nel 1406, vietandola in determinate stagioni e concedendola solo verso alcune specie animali, su tutto il territorio fra i fiumi Chiese, Mella e Naviglio. Egli stesso, appassionato di caccia, pratica la falconeria, anche per mezzo di aquile, astori, moscardini, osmerigli e sparvieri, acquistati in Val Trompia, oppure nella bergamasca, a Verona, Vicenza o Venezia. Per cacciare usa anche sonagli da richiamo o la civetta e, naturalmente, l'aiuto di cani di varie razze, anche inglesi. [Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pp. 105-170-171].
Le bombarde per il lancio di pietre, saette e fuochi artificiali erano caricate sulle navi a Iseo [Chittolini-Conti-Covini (eds.), Nell'età di Pandolfo Malatesta, Morcelliana, Brescia, 2012, pag. 57], dove anche Lanfranco Tagliuno, nel 1414, si recava per far caricare bombarde [Conti Elisabetta, in Atti giornata di studi malatestiani di Brescia 2, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 1989, pag. 145]. Ma già dal 1407 Iseo è segnalata come la località dove Pandolfo arma le sue navi [Bettoni Francesco, La Signoria di Pandolfo Malatesta, Commentari dell'Ateneo di Brescia, Brescia, 1893, pag. 169]. Nel cantiere vengono costruite almeno otto navi da guerra, destinate a presidi o battaglie lacustri e fluviali, ma anche da condurre via fiume fino al mare o da rivendere per fare profitto [Zonghi Aurelio, Repertorio dell'Archivio Comunale di Fano, Tipografia Sonciniana, Fano, 1888, pag. 73; si veda anche: Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pag. 181].
Le feste popolari, prime fra tutte quella dell'Assunta (Madonna alla quale sono dedicate le due cattedrali), sono allietate da giostre e tornei, con gare di asini, cavalli e muli, ma anche di uomini e donne. Durante il palio dell'Assunta, a Ferragosto, si avevano diverse corse, fra le quali la più originale vedeva come concorrenti le meretrici. Ci sono poi i giochi d'azzardo, amatissimi da Pandolfo, sebbene proibiti e perseguiti dalle autorità: carte, dadi e scacchi. Inoltre, Pandolfo giocava a palla con suo fratello Carlo, ch'era in questo migliore di lui [Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pp. 168-169].
La Signoria di Pandolfo III porta a Brescia la magnificenza delle grandi corti anche in riferimento agli abiti di dame e cavalieri. Dai Codici di Fano si evince il lusso dei tessuti, con prodotti d'alta qualità non solo per la famiglia, ma anche per gli altri membri della corte, per i paggi, i servi e persino per i cavalli. Canapa, canovaccio, cotone, damaschino, fustagno, lino, panno incerato, pignolato, scarlattino, seta, velluto, zetanino vellutato. I colori per la tintura sono spesso rari e di provenienza straniera. Pezze di scarlatto vengono date in premio ai vincitori dei palii, o ai portatori di buone notizie. Accanto ad abiti tradizionali, vengono acquistati vestiti alla francese, fiamminghi e tedeschi. Per l'intimo ci sono le mutande, dette zarabulle, camicie di tela increspate al collo e ai polsi, con rifiniture in oro e argento. Le calze sono separate, o unite dalla bracha, e fanno anche da scarpe se solate in cuoio. All'avanguardia, la corte di Pandolfo usa anche le caligae, ovvero scarpe in cuoio con tomaia in stoffa, bicolori, poi diffusesi durante il Quattrocento. Per la caccia si usano stivali in pelle. Ci sono poi gli zuponi, tipici dei paggi, ovvero farsetti corti da indossare con le calze. Sopra si mettono vesti o vestiti. Per l'inverno c'è anche la pelanda elegante, foderata in pelliccia, con maniche ampie e aperta davanti. La geornea è una pelanda corta, fino al ginocchio, aperta ai lati e stretta in vita da una cintura. La pelliccia serve in tutte le stagioni come simbolo di potere e prestigio. Ci sono poi mantelli, gaunti, copricapi vari, cappucci, berretti e cappelli. A completare la rassegna, gli accessori, come i fermagli con pietre preziose da appuntare sulle vesti o da appendere al collo [Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pp. 157/168].
Brescia deve tanto all'epoca malatestiana per quanto riguarda la sua storia musicale. Pandolfo III, infatti, quando inizia la sua Signoria, porta in città un bel gruppo di suoi cantori e musici. Negli anni seguenti ne continua a chiamare, tant'è che viene ricordato dalle fonti un numero elevato di musici a corte e la loro provenienza internazionale ... ...
Durante la Signoria Malatestiana vi erano in Brescia diversi piccoli ospedali, generalmente sotto la gestione dei frati Umiliati. I più moderni erano quello di San Cristoforo all'Albera e quello del Terz'Ordine Francescano di via Capriolo, chiamato Domus Misericordie [Robecchi Franco, Spedali Civili di Brescia - mezzo millennio di carità e assistenza sanitaria, Vol. I ... ...
Pandolfo III Malatesta dimostra di essere un appassionato d'arte ancor prima di giungere a Brescia. Nella Signoria porta il meglio che la sua epoca possa offrire, ovvero, Gentile da Fabriano con la sua bottega, da Venezia. La portata della sua presenza a Brescia, in termini di influenza sui pittori locali, viene spesso sottovalutata ... ...
Il Podestà era garante sulla prevenzione dei reati d'ordine pubblico. Era fatto divieto di circolare di notte senza lume e, naturalmente, di portare con sé armi illegalmente [Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pag. 83]. Inoltre Pandolfo aveva istituito un corpo speciale di soldati urbani, con compito di controllo e prevenzione dei reati lungo le strade cittadine. Nell'agosto 1412 Pandolfo istituisce infatti una specifica milizia stradale, con cinquanta fanti e quaranta lance, guidata da un capitano [ibidem, pag. 104]. Anche fra le comunità della pianura e delle valli inserisce presidi militari con comandanti, di provenienza soprattutto marchigiana, alle sue dirette dipendenze.
Già attiva in epoca comunale (dal 1184 al 1257 e dal 1257 al 1311) viene riaperta da Pandolfo III nel 1406 per coniare monete valide in tutti i territori malatestiani, come segno di autorità ed espressione di orgoglio signorile [Pialorsi Vincenzo in Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La signoria di Pandolfo III Malatesta a Brescia ... ...