Già attiva in epoca comunale (dal 1184 al 1257 e dal 1257 al 1311) viene riaperta da Pandolfo III nel 1406 per coniare monete valide in tutti i territori malatestiani, come segno di autorità ed espressione di orgoglio signorile [Pialorsi Vincenzo in Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La signoria di Pandolfo III Malatesta a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pag. 139].
I Codici di Fano dicono che la zecca inizia a produrre dal 10 agosto 1406, per mano di mastro Bonaventura de' Bovi, mentre il direttore della zecca è un Antonio Porcellaga [Vol. 42, come riporta Zonghi Aurelio, Repertorio dell'antico Archivio Comunale di Fano, Tipografia Sonciniana, Fano, 1888, pag. 71]. Le notizie circa la battitura di moneta, coniata con lega d'argento proveniente dalla Toscana, terminano il 4 maggio 1408. Secondo l'Odorici la zecca prosegue a fabbricare denaro fino al 1421 [come ricorda Tabanelli Mario nel suo Pandolfo III Malatesta, Zanetti Editore, Brescia, 1978, pag. 35]. Le monete emesse sono: grosso, mezzo grosso (o soldino), sesino, quattrino e denaro (o imperiale) di due tipi.
Nel rovescio del grosso sono raffigurati i santi patroni Faustino e Giovita, nel recto lo scudo malatestiano. Il mezzo grosso reca una testa di profilo, da molti ritenuta il ritratto di Pandolfo III. Se così fosse, sarebbe il primo caso di ritratto su moneta, in epoca pre-rinascimentale [Pialorsi Vincenzo, op. cit., pag. 145]. Nel verso, c'è Sant'Apollonio, figura già presente in antiche monete bresciane. Il sesino ha su una faccia il leone rampante, simbolo di Brescia, sull'altra lo stemma dei Malatesta. Il quattrino reca le iniziali D e P (Dominus Pandulfus) e, al rovescio, lo stemma malatestiano a bande scaccate
I due tipi di denaro coniato hanno una faccia in comune, con una testa di moretto (allusione alla "malatesta"), mentre l'altra faccia è, in un caso, contenente una S (terminale del nome Pandulfus), nell'altro caso, più diffuso, una croce a fiori. Non è chiaro dove fosse collocata la fabbrica, se in ambienti del Broletto, ben protetti dalle fortificazioni della Cittadella Nova, oppure presso l'officina indicata ancora nel XVII secolo in piazzetta di San Faustino Maggiore [Odorici Federico, Storie bresciane dai primi tempi sino all'età nostra, Vol. VII, Editore Gilberti, Brescia, 1857, pag. 322].
I santi patroni di Brescia Faustino e Giovita sul Grosso malatestiano.