Pandolfo III Malatesta dimostra di essere un appassionato d'arte ancor prima di giungere a Brescia. Nella Signoria porta il meglio che la sua epoca possa offrire, ovvero, Gentile da Fabriano con la sua bottega, da Venezia. La portata della sua presenza a Brescia, in termini di influenza sui pittori locali, viene spesso sottovalutata.
La sua opera bresciana principale è certamente la Cappella di Pandolfo, ovvero la cappella del palazzo in cui dimora la corte [si veda Seccamani Romeo, Dati e rilievi sui resti della Cappella di San Giorgio al Broletto dipinta da Gentile da Fabriano (1414-1419), Ateneo di Brescia, 1994]. Realizzata fra l'inizio del 1414 e il settembre 1419, è stata l'opera più costosa realizzata nell'Italia dell'epoca, giudicata un capolavoro dai contemporanei, al quale ispirarsi.
Il ciclo pittorico, dedicato principalmente a episodi della vita di Cristo e di Maria, è stato eseguito con una tecnica innovativa, senza l'uso di sinopia, effettuando tracciamenti per riportare su parete i bozzetti eseguiti in scala. Si trattava inoltre di un'opera polimaterica complessa, a iniziare dalla parte lignea, strutturale o di suddivisione spaziale, per finire con i ricchi inserti di materiali preziosi.
I dipinti, probabilmente già malmessi e da distruggere nelle intenzioni del Da Lezze (1609), sono stati danneggiati probabilmente nell'ambito della damnatio memoriae del 1692 e poi, in modo quasi definitivo, dalla costruzione dello scalone di Leopoldo Pollack, nel 1803. Sopravvivono in parte nel sottotetto ed è visibile una porzione di Resurrezione di Cristo nell'anticamera della Prefettura.
Sempre Gentile, realizza tra la fine del 1417 e gli inizi del 1418 una piccola pittura su tavola per Carlo Malatesta, forse identificabile con la Madonna con Bambino oggi alla Yale University Art Gallery di New Haven, negli Stati Uniti [Buganza Stefania in Chittolini-Conti-Covini (eds.), Nell'età di Pandolfo Malatesta, Morcelliana, Brescia, 2012, pag. 70]. E ancora, nel 1418, dipinge un'altra pittura su tavola a tema sacro, che Pandolfo III dona a papa Martino V in occasione del suo passaggio a Brescia. Accanto a Gentile da Fabriano è probabile, ma non documentata, la presenza del suo allievo Jacopo da Venezia (Jacopo Bellini).
Ma per i lavori in Broletto il signor Pandolfo ingaggia molti altri pittori dei quali ci sono giunti i nomi, come i cremonesi Andrea Bembo, Antonino e Bartolomeo Bonardi, i milanesi Giacomo, Giovanni e Mignone, Giovannino de Nova, il napoletano Guglielmo e Giorgio Zoncacci. I più vantati dallo storico Elia Capriolo sono i bresciani Bartolomeo detto Testorino e Ottaviano Prandino [ibidem, pag. 73]. Gaetano Panazza individua tra le opere della Pinacoteca Tosio Martinengo la mano di Prandino in: il Redentore Benedicente, proveniente dalla porta di San Cassiano a Brescia; la Madonna Allattante e la Veronica col Sudario, datata 1408. Sono purtroppo andati perduti attorno al 1620 gli affreschi di Testorino nella cripta di San Faustino Maggiore [ibidem, pag 74].
Del loro operare in Broletto rimane una angolo di decorazione ad affresco, con stemmi malatestiani, oggi nella Sala Riunioni del Prefetto, scoperti nel 1947 a est della loggia di Pandolfo. Gli stessi artisti, Andrea Bembo con il padre Giovanni, Testorino e Giovanni da Milano, saranno poi impegnati dal 1421 nel castello di Brescia (e in altri luoghi) a dipingere stemmi per Filippo Maria Visconti. Al di fuori di Palazzo Broletto, sparse nella città, vi sono varie opere d'arte dell'epoca malatestiana. Ne sono esempi il bassorilievo della Madonna con Bambino posta sulla facciata della Chiesa del Carmine, oppure alcuni degli affreschi in San Francesco d'Assisi.
Strappato dalla collocazione originaria (ex casa Avogadro di corso Garibaldi), è un grande affresco di mediocre fattura, raffigurante la Madonna con Bambino, i santi Giuliano e Sebastiano, e Maria Maddalena, datato 1417, restaurato nel 2000 da Romeo Seccamani e oggi facente parte di una collezione privata. Della cerchia di Gentile da Fabriano sono anche il veneziano Michele Giambono e il Maestro di Roncaiette, operanti a Fano per Pandolfo [ibidem pag. 82] e, forse, passati anche da Brescia.
Accanto ai pittori vanno segnalati presso la corte anche copisti e miniatori, ricamatori, sarti e orafi. Tra gli intagliatori vanno citati Arduino da Baiso e Giovanni da Ferrara che nel 1419 lavorano per cappella e palazzo in Broletto e poi li si ritrova accanto a Gentile da Fabriano a Firenze, a realizzare il coro della Cappella Strozzi di Santa Trinita [ibidem, pag. 72].
Frammenti della Resurrezione di Cristo di Gentile da Fabriano in Palazzo Broletto.