ARMI

La fabbricazione delle armi ha con la Signoria di Pandolfo un impulso al miglioramento anche estetico. Vengono infatti realizzate armature, brandi, daghe e spade, decorati con trafori e intagli, con finiture in argento e oro. Giavellotti in lega d'argento vengono confezionati per Carlo Malatesta, come pure le armature per i tornei, con elmi piumati. Nel registro 58 dei Codici di Fano sono elencati gli artigiani del ferro e i fabbricanti d'armi e corazze bresciani, già orientati verso il gusto rinascimentale [Chittolini-Conti-Covini (eds.), Nell'età di Pandolfo Malatesta, Morcelliana, Brescia, 2012, pag. 51].

La fabbricazione e il commercio di armi della Val Trompia era inoltre favorita da privilegi come l'esenzione dei dazi sulle ferrarezze, e altre simili agevolazioni produttive e commerciali [Bonfiglio-Dosio Giorgetta e Falcioni Anna, La Signoria di Pandolfo III Malatesti a Brescia, Bergamo e Lecco, Bruno Ghigi Editore, Rimini, 2000, pag. 96]

Dell'epoca malatestiana si conservano nel Museo delle Armi di Brescia cinque elmi di tre tipologie ed uno schiniero dei fabbricatori Antonio Missaglia, Piero Provasio e Giano Vimercati. I Missaglia erano considerati i più bravi armaioli del mondo, i primi a definire compiutamente l'armatura a placche metalliche. Erano milanesi ma avevano una bottega anche a Brescia. Il pezzo più rappresentativo è uno degli elmi, datato 1410. Si tratta di un bacinetto con visiera con coppo appuntito. Nella parte frontale vi sono due fessure oculari e i fori per l'areazione. La visiera poteva essere sollevata o tolta. Era completato da un camaglio in maglia di ferro, oggi perduto, fissato lungo tutta la lunghezza del collo.

Questo elmo è senza dubbio un pezzo raro e il più prezioso di epoca malatestiana rimasto. Se ne conservano tre al mondo: uno a Brescia, gli altri due a Vienna e Coira.

Elmo

Bacinetto, il pezzo più raro e prezioso tra le armi conservate di epoca malatestiana (1410) [immagine da Archivio fotografico Musei di Brescia - Fotostu‐ dio Rapuzzi].